Un alone di mistero avvolge le origini di un vitigno rarissimo del Monferrato Astigiano, diffuso in soli sette comuni. Non si sa se il suo nome derivi dalle “rocche” ossia da terreni scoscesi sui quali ben si adattava oppure da un antico convento di San Rocco che sorgeva nei pressi di Castagnole Monferrato. Quel che è certo ed altrettanto curioso è che fu il parroco di Castagnole, Don Giacomo Cauda, a salvare dall’estinzione il Ruché e a tramandare fino ad oggi i sentori di una Grappa unica nel suo genere, secca e, allo stesso tempo, sorprendentemente floreale.
CASTAGNOLE MONFERRATO&RUCHÉ: Può il destino di un borgo e del suo territorio legarsi indissolubilmente ad un vino? La risposta è affermativa e la testimonianza monferrina si chiama Castagnole Monferrato dove il vino autoctono divenuto volano dell’economia e del turismo locale è il Ruchè. Circondato da vigneti panoramici il paese sembra profumare dei sentori floreali che caratterizzano questo vino invitando a godere dei paesaggi vitati e delle architetture di pregio visibili nel centro storico denominato “Miraja”.